News
21
02
2018

SPAZIO INFORMA: L’OSTEOPATIA NEI DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI

L’Osteopatia nasce intorno al 1880 con un medico americano. A.T. Still quest’ultimo conia la parola “Osteopatia” intendendo tutti quei sintomi, segni, disturbi e dolori a carico delle ossa che compongono l’apparato locomotore, in occasione di stati di salute alterati rispetto alla norma.

Inizialmente si studiava la presenza di perdita di movimento nello scheletro osseo, concepito come punto di riferimento per comprendere i problemi e le alterazioni della salute più in generale connesse a situazioni patologiche.

L’Osteopata aveva come fine quello di rimuovere i disturbi meccanici (perdita di mobilità) per aiutare il ripristino di una circolazione normale dei liquidi corporei e della funzionalità dei nervi, con l’obiettivo di aiutare il corpo nei suoi processi autonomi di guarigione.

Oggi l’Osteopata continua a valutare l’essere umano come una unità funzionale.

Infatti le varie parti del nostro corpo come ossa, muscoli, fasce, sistema nervoso, sistema circolatorio e visceri lavorano tutti insieme in armonia per mantenere lo stato di salute, quindi di un benessere psico-fisico.

Si tratta quindi di una sorta di medicina “manuale”che vede lo stato di salute come naturale per l’essere umano, e lo stato di malattia come adattamento del corpo alle eventuali situazioni di criticità.

Vediamo ora di rispondere ad alcune domande frequenti rispetto al trattamento.

Innanzitutto, come si svolge una seduta? Generalmente il professionista sanitario che applica l’osteopatia inizia la visita con un colloquio iniziale allo scopo di raccogliere dati relativi al paziente, al suo stato di salute, ai suoi problemi e al suo stile di vita. In seguito si propone di procedere con una visita che è composta da tre fasi: inizialmente si osserva il paziente in situazione statica e dinamica (si chiede al paziente di stare in piedi e poi viene chiesto di esguire dei movimenti, relativamente ai sintomi che esso stesso riporta) e si eseguono delle prove che potrebbero mettere in risalto la necessità di inviare la persona ad un altro professionista sanitario o proprio medico curante per approfondimenti diagnostici o terapia più appropriata.

In un secondo momento il professionista utilizza alcuni tst propri dell’osteopatia per evidenziare la perdita del movimento nei diversi distretti del corpo che saranno l’oggetto del trattamento. Quindi scartate le controindicazioni del trattamento e scelte le tecniche più indicate a seconda dell’età e delle caratteristiche del paziente, l’osteopata inizia il suo trattamento utilizzando esclusivamente tecniche manuali per ridare movimento alle parti del corpo, cercando di rimuovere le ipomobilità.

Un esempio, spesso il punto che dà dolore non corrisponde al punto dove si localizza il problema in sè.
Ecco perchè: se una parte del corpo si muove poco quindi ha un deficit di movimento (quella che abbiamo appena definito ipomobilità), allora ci sarà un’altra parte del corpo che si muove molto, allo scopo di compensare quella che non si muove a sufficienza.

Questa parte molto mobile corrisponde con buona frequenza alla zona dolorosa.

Intento dell’osteopata è quindi quello di ridare mobilità alla parte ipomobile, al fine di rimuovere il sintomo dalla parte ipermobile.

Per quanto riguarda il numero di sedute necessarie per avere un miglioramento dei sintomi, il quadro è variabile.

A seconda delle problematiche riscontrate nel corso della valutazione e dei primi incontri, le sedute hanno frequenza settimanale o mensile, fino a che viene raggiunto l’obiettivo o gli obiettivi stabiliti, in condivisione con il paziente.

Si invita quindi il paziente a contattare di nuovo il proprio fisioterapista nel caso in cui i sintomi si ripresentino o nel caso ci sia qualsiasi dubbio o perplessità.

Nel caso in cui si osservi la comparsa di rigidità, tensione o indolenzimento in uno o più distretti corporei si consiglia di parlarne con il professionista, in modo da valutare e discutere in condivisione il sintomo.

Se un paziente ha già effettuato degli esami strumentali prima di recarsi da un osteopata (radiografie, ecografie, TAC, risonanza magnetica, esami di laboratorio, elettromiografia). è consigliabile che li porti con sè al momento della prima visita.

Infatti essi possono aiutare il professionista ad avere una visione più completa del problema ed individuare eventuali controindicazioni per il trattamento osteopatico.

Eventualmente potrebbe essere consigliato di effettuare ulteriori accertamenti ed esami, nel caso in cui per esempio il paziente non ne avesse di recenti a disposizione.

 

Infine come vestirsi per una seduta di osteopatia?

L’analisi della postura generale e della mobilità avvengono in modo accurato e più semplice se il paziente indossa dei vestiti molto comodi.
Per una corretta valutazione dei singoli distretti corporei è necessario che i pazienti scoprano le zone che devono essere esaminate in dettaglio e poi trattate. quindi è spesso richiesto al paziente di indossare solo la biancheria intima durante il trattamento.

 

Valentina Dal Toso Fisioterapista

Seguici anche su Facebook: SpazioMedica

 

 

 

 

Autore: spaziomedica