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29
02
2020

ERNIA DEL DISCO

LE 10 DOMANDE PIU’ FREQUENTI DEI PAZIENTI RIGUARDO L’ ERNIA DEL DISCO

 

  1. Che cos’è l’ernia al disco?

L’ernia del disco, è il risultato della fuoriuscita, dalla sua sede naturale del nucleo polposo contenuto all’interno del disco; quest’ultimo rappresenta una sorta di cuscinetto ammortizzatore interposto tra una vertebra e l’altra. Esistono varie classificazioni, le più frequenti sono: in rapporto alla sede topografica (mediana, paramediana, laterale ecc.) e in base al grado di fuoriuscita del nucleo (contenuta, protrusa o espulsa). L’ ernia del disco, è l’ ultimo stadio di un processo degenerativo del disco, che inizia con un bulging , poi diventa una protrusione e termina con l’ernia.

  1. Che differenza vi è tra ernia e protrusione?

La differenza sostanziale va ricercata nel grado di lesione dell’anulus fibroso a livello del disco intervertebrale: qualora ci sia una rottura con conseguente fuoriuscita si parla di ernia, quando invece il nucleo polposo, appunto, protrude senza rompere l’anello fibroso si evidenzia una protrusione discale.

  1. Perché viene l’ernia del disco?

Le cause sono multifattoriali ma sicuramente ci sono alcune condizioni/stili di vita che ne predispongono l’insorgenza come: la sedentarietà, il fumo, l’obesità, il ripetersi di microtraumi a carico della colonna in particolare in alcune tipologie di sport ad alto impatto (ad esempio rugby o sollevatori di pesi) e la ruotine lavorativa (intesa come serie di posture/movimenti scorretti in particolare nel sollevamento di carichi). Inoltre, traumi precedenti (anche a distanza di anni!) possono modificare l’equilibrio corporeo alterando in maniera patologica l’equilibrio tensionale modificando inevitabilmente la postura; questo si traduce nell’instaurarsi nel tempo di compensi che alterando la biomeccanica della colonna vertebrale (la quale si trova quindi sottoposta a carichi e pressioni elevate) possono provocare l’erniazione del disco.

  1. Quali sono i sintomi correlati?

I sintomi dipendono dalla regione anatomica interessata e dalla tipologia di ernia. In molti casi la presenza di un’ernia non provoca dolore, nonostante questa venga evidenziata attraverso un esame strumentale. Se la sua posizione invece va ad interessare una radice nervosa o il midollo spinale il paziente riferirà in primo luogo dolore e solitamente un’irradiazione lungo uno specifico decorso nervoso. Il grado di severità sarà direttamente proporzionale alla grandezza e al grado di fuoriuscita dell’ernia. I sintomi prevalenti sono: dolore di solito riferito lateralmente alla colonna o in alcuni casi a livello del gluteo omolaterale (nel caso di ernie lombo-sacrali), limitazione funzionale, irradiazione a livello degli arti superiori (in caso di cervicobrachialgia) o degli arti inferiori (in caso di lombosciatalgia o lombocruralgia), deficit sensitivi o di forza.

  1. Come posso capire se ho un’ernia?

Generalmente, un’ernia si manifesta in maniera acuta, quindi con una prima fase caratterizzata da dolore alla schiena e limitazione funzionale e successivamente la comparsa di sintomi sensitivi o motori. Spesso i pazienti fino a 45-50 aa circa riferiscono un episodio traumatico come una torsione improvvisa o dopo aver alzato un peso a seguito del quale si è manifestato il dolore acuto. I pazienti sopra i 50 aa, invece, riferiscono un esordio subdolo del dolore, con un decorso clinico di qualche mese prima della fase acuta.

  1. È vero che avendo l’ernia non si possono fare più tante cose?

Assolutamente no, di per se avere un’ ernia non deve contribuire a vivere una vita limitata, e necessario agire in maniera tale da eliminare i sintomi fastidiosi ed evitare ritornino. Ovviamente non facendo nulla, ci si limiterà nelle attività quotidiane e si sopporteranno i fastidì.

  1. A chi posso rivolgermi quando ho un’ernia?

La diagnosi è di competenza del medico specialista, solitamente un neurologo o neurochirurgo, un esame obiettivo accurato sarà in grado di capire la natura del problema. La diagnosi è confermata attraverso un esame strumentale, solitamente una risonanza magnetica, una volta escluse altre cause che possono provocare una sintomatologia simile come spondilolistesi o stenosi del canale vertebrale. Diffidare sempre da chi dice di aver messo dentro l’ ernia con una manovra manuale, non è assolutamente possibile rimettere dentro al disco quello che è uscito.

  1. Bisogna sempre operarsi?

Assolutamente no, la maggioranza dei casi risolve la situazione con un adeguato percorso fisioterapico, la chirurgia è riservata a chi ha sintomi molto evidenti e limitanti

  1. È possibile guarire da un’ernia?

Assolutamente sì. Il disco intervertebrale è essenzialmente composto di acqua e quindi tende naturalmente a disidratarsi nel tempo. Nasce quindi spontanea la domanda: in quanto tempo? In verità non vi è una regola precisa, la durata può variare dai 6/7 mesi fino ad oltre un anno in base a vari fattori come età, peso corporeo, stile di vita o gravità/durata dei sintomi. È altrettanto chiaro, però, che non è possibile aspettare un lasso di tempo così lungo in presenza di dolore, il rischio è quello di incorrere nel fenomeno della cronicizzazione che si manifesta come il perdurare della sintomatologia algica anche in assenza di un danno anatomico come, in questo caso, un’ernia.

  1. Come può aiutarmi la fisioterapia?

La fisioterapia può accelerare in maniera significativa i tempi di recupero, evitando l’instaurarsi di compensi antalgici ed eventualmente eliminando quelli già strutturati. Le terapie sono personalizzate e sono in grado di curare un’ernia senza l’utilizzo di medicinali o metodiche invasive. Il protocollo terapeutico prevede la presa in cura fin dalla fase acuta/sub-acuta attraverso l’utilizzo di elettromedicali come la tecar sin che permette la veicolazione transdermica di fitofarmaci (con pochissimo principio attivo e che quindi rendono la terapia esente da effetti collaterali) con azione antinfiammatoria e antalgica. Inoltre, le sedute prevedono una parte di massoterapia con lo scopo di eliminare lo stato contratturale e tensionale ripristinando l’elasticità fisiologica tissutale. Una volta diminuito sensibilmente la sintomatologia algica, al fine di mantenere i risultati in maniera continuativa ed eliminando i rimanenti stati patologici, è prevista una parte di riabilitazione funzionale applicata attraverso esercizi terapeutici, dosati e somministrati in maniera personalizzata e monitorata da personale sanitario.

 

Dott. Alessandro Frigo Fisioterapista

 

 

Autore: spaziomedica