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19
04
2018

SLAP LESION

DI COSA SI TRATTA?

Il termine SLAP è una sigla Inglese coniata da Snyder nel 1990 che sta ad indicare Superior Labrum Anterior and Posterior, che in Italiano significa Labbro superiore anteriore e posteriore. Per Slap Lesion si intende quindi una lesione di questo labbro, facendo riferimento al cercine della spalla, che è l’anello di cartilagine che come una guarnizione circonda l’articolazione della spalla, poggiandosi nella sua porzione scapolare (glena).

Vediamo un po’ di anatomia della spalla: si tratta di un’articolazione costituita da tre ossa: l’omero (l’osso superiore del braccio), la scapola (che si trova dietro la schiena) e la clavicola (quell’osso lungo teso tra lo sterno e la scapola).
La parte più alta dell’omero si appoggia in una superficie quasi piatta della scapola (detta glena) che però è piuttosto piccola, infatti da sola offrirebbe appoggio solo ad un terzo della testa omerale.
Per aumentare la congruenza della superficie dell’articolazione, esiste un anello di tessuto fibroso resistente che circonda il bordo esterno della glena ed è chiamato il labbro glenoideo o cercine glenoideo.
Il labbro glenoideo aiuta quindi a stabilizzare l’articolazione della spalla, offrendo migliore accoglienza alla testa dell’omero e garantendo una vasta gamma di movimenti molto ampi.
Inoltre serve anche come punto di attacco per molti dei legamenti della spalla, ma anche ad uno dei tendini del muscolo bicipite del braccio. Infatti in questo tipo di lesione può venire coinvolto anche il tendine del bicipite brachiale.

CAUSE

Generalmente la Slap Lesion si verifica a seguito di un danno a carico del labbro glenoideo: questo danno può essere causato da traumi violenti o da movimenti ripetitivi compiuti con la spalla.
In altre parole, una Slap Lesion può essere provocata ad esempio da un incidente automobilistico, da una caduta accidentale con il braccio teso, uno sforzo violento con il braccio teso (come quando si vuole sollevare un peso), da una lussazione alla spalla, da un movimento rapido del braccio quando è superiore al livello della spalla o ancora durante lo svolgimento di sport di lancio o lo svolgimento di sport dove è previsto il sollevamento di pesi, infine anche l’invecchiamento può incidere sull’usura del cercine glenoideo.
Un po’di dati: la patologia  si è molto diffusa a partire degli anni 90′ e colpisce soprattutto alcune categorie di sportivi come i “lanciatori” (pallavolo, baseball, tennis) o quelli che sollevano carichi molto pesanti. La fascia d’età dei pazienti più colpiti si aggira attorno ai 35 anni.
Sono state classificate 4 forme di Slap Lesion dal gruppo di lavoro di Snyder:

-TIPOLOGIA 1: il bordo del labbro superiore è lesionato ma il bicipite risulta instabile; si tratta della lesione più frequente e comune;

– TIPOLOGIA 2: il bordo del labbro superiore è lesionato e l’ancora offerta dal bicipite risulta instabile; si tratta della lesione più frequente e comune;

– TIPOLOGIA 3: la parte centrale del labbro è lussata ma la parte bicipitale è intatta;

– TIPOLOGIA 4: la parte centrale del labbro è lussata e anche l’ancora bicipitale è instabile.

 

SINTOMI

I sintomi legati alla Slap Lesion sono il dolore anche a riposo, quindi con il braccio fermo, che naturalmente aumenta quando si svolgono i movimenti, anche i più banali legati alla vita di tutti i giorni come il vestirsi, lavarsi, guidare.
Alcune volte si può avere difficoltà nel dormire per il disagio alla spalla, infatti la Slap Lesion diminuisce la stabilità dell’articolazione che a letto causa una posizione “non allineata” della spalla, e questo a sua volta tira i muscoli e i legamenti provocando fastidio.
In generale quindi si può dire che la Slap Lesion causa dolore localizzato nella parte posteriore della spalla a riposo, dolore più acuto durante i movimenti soprattutto quando una forza ci spinge direttamente nella spalla lesionata, sensazione di affaticamento articolare e diminuzione della forza muscolare. Nelle attività in cui le braccia vengono alzate sopra alla testa si può avere scricchiolio della spalla o sensazione di blocco. Gli atleti lanciatori possono anche lamentare un perdita di potenza o di velocità nel lancio e comunque una importante diminuzione nell’efficacia e nella precisione del gesto atletico.

 

A CHI RIVOLGERSI

Nel momento in cui si accusano i sintomi che abbiamo riportato in precedenza, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista, nello specifico sarebbe opportuno chiedere una consulenza ad un medico ortopedico. La diagnosi dello specialista avviene integrando la visita clinica (in cui vengono chiesti degli specifici movimenti e vengono eseguiti dei test ortopedici appositi per questo tipo di lesione) con degli esami strumentali come i raggi RX o la risonanza magnetica RMN, che nel caso non siano stati ancora eseguiti, verranno prescritti e successivamente visionati dal medico per l’adeguato completamento del quadro clinico.

Una volta eseguita la diagnosi, il medico vi saprà indicare e concorderà con voi il trattamento più indicato, sia esso di tipo conservativo o di tipo chirurgico. Infatti nei casi più lievi l’intervento chirurgico può essere evitato semplicemente con l’abolizione dei gesti sportivi o lavorativi che richiedono una ampiezza di movimento al di sopra della testa.

Questo è il trattamento conservativo, in cui si sa che esiste la lesione ma non è tale da impedire una buona qualità di vita, quindi si cerca di “convivere” con la lesione, evitando solo quei movimenti che danno maggior dolore.
I principali candidati per questo tipo di trattamento sono i pazienti con lesione di tipo 1. Nel caso in cui la lesione sia invece importante e tale da modificare la quotidianità del paziente (esempio non riesce più a vestirsi, lavarsi, compiere quei gesti atletici importanti per lo sport che pratica) generalmente si prende la strada dell’intervento.
Ci sono vari metodi di intervento, ma in generale si può dire che il chirurgo va ad applicare una o più ancore di sutura per reinserire il cercine glenoideo.
Inoltre se anche il tendine del muscolo bicipite brachiale è lesionato. il suo tendine viene tagliato e riattaccato nella parte superiore del braccio.

 

METODO SPAZIO MEDICA

È molto importante sottolineare che il cercine glenoideo è una struttura poco vascolarizzata, questo vuol dire che non riceve apporto di sangue, di conseguenza i processi di guarigione avvengono molto lentamente.
L’obiettivo del trattamento conservativo che si attua per i pazienti che non necessitano di procedere ad una gestione chirurgica, è quello di riportare la spalla alla massima funzionalità possibile; si procederà quindi con la riduzione del dolore, il recupero della mobilità articolare, il ripristino della forza muscolare e il ritorno ai movimenti quotidiani.
In questo caso, il team riabilitativo di Spazio Medica sarà al vostro servizio per condividere con voi il piano terapeutico prendendo coscienza di quale sia il problema alla spalla, quali siano i movimenti difficoltosi e quindi quali obiettivi prefissare.
Se la strada percorsa è quella dell’intervento chirurgico, la riabilitazione differisce in relazione alla tecnica utilizzata (debridement o riparazione) e allo stato della lesione.
Alcuni obiettivi sono comunque trasversali: per le prime settimane, da una a quattro, il braccio viene tenuto al collo con un tutore. Quindi, in questa prima fase di recupero è importante non stressare la spalla con troppi movimenti attivi.
È importante effettuare subito alcuni esercizi con la mano, il polso e il gomito: infatti già in questa prima fase  l’equipè di Spazio Medicavi seguirà indicando gli esercizi più idonei e compiendo con voi le prime mobilizzazioni articolari di spalla. In altre parole l’inizio della fisioterapia parte con la mobilizzazione passiva e le distensione e riattivazione muscolare, con l’obiettivo di aumentare l’escursione del movimento della spalla lesionata.
Con il trascorrere dei giorni dall’intervento, il vostro terapista di Spazio Medica mirerà quindi ad aumentare l’escursione del movimento e iniziare l’allenamento di forza, e in accordo con il medico specialista e compatibilmente con i vostri sintomi, si inizierà a togliere progressivamente il tutore.
In ogni caso si deve evitare di portare carichi per consentire la completa riparazione.
Dopo questa prima fase che definiamo ambulatoriale si passa a quella nella nostra palestra riabilitativa, in cui si intraprenderà un percorso di riabilitazione funzionale, al fine di recuperare la massima forma possibile, recuperare la forza muscolare, la propriocezione, tutti i movimenti quotidiani che venivano svolti prima dell’evento lesionale, ogni qualvolta il paziente sia uno sportivo, si lavora in maniera mirata sulla riatletizzazione al gesto sportivo.
Il percorso terapeutico non può essere uguale per tutti, è sempre necessario renderlo individuale e personalizzato.

 

 

 Valentina Dal Toso Fisioterapista

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Autore: spaziomedica